Ogni giorno centinaia, migliaia di coppie si separano, poi c'è il libro di Diego De Silva. E la sua straziante, misurata volontà di salvare l'amore che c'è stato, e di andare a recuperare nel pozzo della nostra storia quell'acqua dissetante che è stata l'infanzia, con quel suo sentimento selvaggio, abbandonato nel tempo che ci separa da essa in un cantuccio della mente. Lo scrittore lo illumina, lo fa addirittura brillare: nei mille riflessi ci appare un mondo primogenio poco prima che si schianti.
I titoli di coda di una vita insieme l'ho letto in una domenica di rinunce. No, non vado a vedere Vermiglio, mi sa. Le giornate del Fai, l'anno prossimo. Il tevere day? No no, mi mette malinconia. Per poi andarmi a finire un libro sulla nostalgia. Ah, sei forte sei. Sentite a me, la nostalgia decantata male è da buttare nell'indifferenziata, ma è un'altra cosa è vedere scene dove si incarna con frasi e immagini vivide, l'infanzia, ricavandone brividi veri, per tutto quel senso di bellezza irripetibile di quei tempi che emerge in alcuni capitoli, senza rischiare quello svilimento del lagnoso “ai tempi miei”. Tra quegli alberi, davanti a quel sugo, a parlare con quella vecchietta, c'ero pure io, ve lo giuro, e non volevo andare via da quell’incanto. Vi lascio immaginare la solitudine al termine della lettura, come quando ti penti di aver fatto finta di non vedere quella persona cara, di non risponderle al telefono, per snobismo estemporaneo, poi pagato a caro prezzo nei pomeriggi a venire. Questo è già un altro racconto, mi sa.
Ho deciso di leggere questo libro dopo una frase dello scrittore in un programma tivù, questo è più o meno quello che ricordo: colpevolmente ho tradito l'infanzia, tagliando i ponti con tutto ciò che ho amato in quella stagione speciale della vita. Ho avuto un sobbalzo, un subbuglio che mi ha paralizzato il cuore: è quello che ho vissuto anch'io! con altra sceneggiatura, e personaggi più tristi, eh. Oggi so perché ho buttato a mare tutto, chiudendo ogni possibilità di frequentare quel mondo. Eppure la bellezza di quel tempo è ancora presente nella mia mente, e meriterebbero un altro epilogo. Si scappa, credendo di salvarsi, lasciando tutto, ma proprio tutto, alle spalle. Perché? Povera mia infanzia, tradita due volte.
Durante la lettura a tratti mi sono commosso come non mi capitava da tempo: piangevo proprio. È pur vero che all'inizio non riuscivo a entrare nel linguaggio dei due personaggi, quasi mi urtavano. Poi tutto è defluito nel ritmo profumato dei luoghi, nelle nevrosi simpatiche dei personaggi, nel potere sentimentali degli animali, nel saper disegnare epoche delle case, nel dialogare solo con gli sguardi: con piacere non mi sono pentito di aver rinunciato a uscire. Mi ci ha portato questo libro in giro, facendomi conoscere tante persone e tanti luoghi: alla fine ho percepito pure una slinguacciata del cane, protagonista nella coda del romanzo.
Per finire, questo libro lo considero un romanzo con un conflitto uomo donna declinato al futuro. Finalmente, un po’ d'aria fresca.
Diego De Silva
I titoli di coda di una vita insieme
Einaudi editore