Finisco il libro a Ercolano, in un b&b più in là ancora dove la lava incendiò il mare nel 79 dc.
Il valore affettivo è un dispaccio articolato, scritto benissimo, di un disastro germogliato durante una felice giornata al mare. C'è nel romanzo un’architettura maestosa, ma dispiegata in un minimale senso del racconto, come se fosse soltanto un naturale fluire del respiro della protagonista durante il suo piano, nel suo tribolato e perfetto svolgimento.
Sono stati giorni (una manciata) di lettura intensa, in cui sprofondavo separandomi dalla realtà di fine estate. Eppure, quel raccontare fiato a fiato coi personaggi, quel farli emergere dal nulla, per poi trasformarli in carne voce trama, mi è apparso un miracolo di bravura: sorprendente, piacevole, asfissiante. Quasi un fastidioso e insolente dover scendere negli scantinati familiari, per poi risalire senza risposte, né conferme: solo polvere, rifiuti. Quindi un innesco a specchio che paralizza il lettore, me senz'altro, che si ritrova senza averlo chiesto a soffocare nell’incredulità di tanta sofferenza altrui, pur nel mezzo di uno splendore di casa, di carriere, di sorrisi preparati ad arte.
Poi arrivano i colpi di scena, e così la lettura scorre fino alla fine senza tregua di pensiero: un’apnea emotiva. Alla fine si prende fiato, ci si riposa, ma con la tentazione di andarsi a rileggere certi passaggi.
Non lo faccio, perché resta un dolore sordo a incendiare ogni crepa di verità che si era aperta durante l’intensa lettura.